Metti un volo di 6 ore da sola. Perché chi viaggia con te è sotto due coperte di Emirates con 38.7° di febbre.
Metti un aeroporto grande quanto
uno stato autonomo. Un caldo afoso che ti accoglie appena riesci a trovare l’uscita.
E nel giro di 30 minuti accomodarti ai piedi del Burj Khalifa bevendo Lemonade
Mint, incredula che tutto intorno a te sia vero.
Esattamente questo il mio primo
approdo a Dubai.
Non avrei mai pensato che gli Emirati
mi avrebbero sorpreso così. E, invece, ne sono stati capaci.
Dubai è la metropoli dei contrasti.
Dove puoi fare praticamente tutto quello che ti passa per la testa.
Passeggiare in riva al mare, al
tramonto, raccogliendo conchiglie e ascoltando il vociare dei gabbiani.
Pattinare sul ghiaccio, in mezzo
a una miriade di ragazzini urlanti, all’interno del centro commerciale più grande
del mondo.
Utilizzare la metropolitana,
senza conducente, con vagoni riservati
alle sole donne e bambini, pulita e climatizzata, modernissima, come le sue
stazioni.
Per poi scendere ai 36°C di Al
Fahidi, la città vecchia, dove si respira il profumo delle corti interne
ombreggiate dalle piante di fico, nel fresco creato dalle antichissime torri
del vento.
E non dall’aria condizionata.
Onnipresente. Ovunque. Sempre.
Ammirare le vetrine a Dubai
Marina, i noti brand italiani di fama mondiale in prima fila, sorseggiando
caffè Large di Starbucks.
Mentre il muezzin richiama alla
preghiera dai microfoni disseminati qua e la.
Dubai riesce a farti sentire
proiettato in un’epoca avveniristica. E allo stesso tempo ti ammalia in una
bolla di tradizione e fascino medio-orientale.
E, credetemi, scorgere The Palm
Jumeirah, mentre il volo di ritorno prende quota e si allontana dalla costa,
sarà difficile da dimenticare.
Nel prossimo post vi darò le mie
dritte in città. Ovviamente Low Cost, non spaventatevi J !!
Alla prossima,
Nessun commento:
Posta un commento