martedì 29 agosto 2017

GALLIPOLI, IL MIO NO. ALMENO AD AGOSTO.


Chi mi segue lo sa. Amo il Salento. Soprattutto la costa jonica, quella che si allunga arida tra Gallipoli e Leuca. Ci ho passato tante settimane, negli agosti assolati e caldi degli ultimi anni. 
(Chi volesse trova i miei post dedicati QUI e QUI).
Oggi, però, ho bisogno di scrivere un post realista. E purtroppo la realtà non è solo decantarne le bellezze, che sono innumerevoli e da togliere il fiato, credetemi.

Nel mondo reale ci sono i problemi. Difficili. Tanti. Non è mia intenzione mascherarmi da idealista pasionaria  che vive a più di 1000 km di distanza. Non è assolutamente questo il senso del post.
Piuttosto è quello di condividere una delusione forte. Una triste amarezza che prende sempre più spazio, lo spazio un tempo occupato dall’entusiasmo di scoprire luoghi sconosciuti e bellissimi.
Sto parlando nello specifico di Gallipoli città. Ogni anno, ahimè, sempre più caotica, sporca, eccessiva.
La città vecchia fatta di vicoli stretti e case bianche ammassate le une alle altre. Di gatti sornioni e tetti piani coi panni stesi ad asciugare. Portoni che svelano giardini segreti e il profumo invitante di verdure gratinate al forno. Questa la Gallipoli che ricordo. Questa quella che spero un giorno di tornare a scoprire.
Voglio dimenticare (..e totalmente..) il mio divincolarmi tra insistenti venditrici di amuleti, discutibili commedianti con pappagallino portafortuna sulla spalla per sorteggio numeri del lotto (sì, nel 2017!), autisti di accecanti apecar che più che offrirti un tour panoramico sembrano proporti l’acquisto di un pacchetto vacanza, alloggi di fortuna improvvisati in sfitti negozi con vetrina fronte strada...
Un tendone colorato e una biglietteria all’ingresso basterebbero per essere paragonata a un grosso circo stabile. Mi auguro solo ferragostano.
Questa non è la Gallipoli che ricordo. Non è questa che si meritano i turisti che la rispettano. Ancor meno i suoi abitanti.
Kallipolis significa “città bella”, e ci sarà un motivo se proprio questo nome i greci le avevano affibbiato.
Non posso fare altro che augurarle, con tutto il cuore, di tornare ad esserlo.
Il prima possibile.

Alice


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