giovedì 21 maggio 2015

NO ALL'OLIO DI PALMA, PER MOTIVI ETICI, AMBIENTALI E SALUTARI!


È il grasso alimentare più usato al mondo. Ricavato dall'albero Elaeis guineensis: spremendo la polpa del frutto rosso si estrae l'olio, che poi viene raffinato, schiarito e deodorato chimicamente.
Quasi sempre lo consumiamo senza saperlo: fino a pochi mesi fa sulle etichette dei prodotti confezionati infatti non era obbligatorio specificare la sua presenza ed era, invece, sufficiente la dicitura generica "oli/grassi vegetali".
Da dicembre la presenza dell’olio di palma deve essere indicata chiaramente sull'etichetta del prodotto (perciò cerchiamo di leggerle con attenzione prima di buttare i prodotti nel nostro carrello della spesa!).




  
Continuare ad assumere cibi che contengono olio di palma è una scelta che può portare a conseguenze gravi per la salute. Un' ulteriore conferma arriva da uno studio italiano: l’olio di palma – dicono le Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia - è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Conseguenza: l’olio di palma provocherebbe  danni irreversibili, tra questi – oltre ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare (innalzamento colesterolo) - il diabete mellito. E assumere - anche inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così difficile. Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è infatti contenuto in molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine.
Se consumato occasionalmente l’olio di palma non rappresenta un problema particolare per la salute delle persone. Le cose cambiano quando viene assunto ogni giorno, più volte al giorno. In questo caso sarebbero cuore a arterie a soffrirne di più (come ogni volta che si esagera con il consumo di grassi). Sotto accusa in particolare la presenza di acidi grassi saturi (pari a circa il 50 per cento del totale).
Sono numerose le occasioni in una giornata in cui possiamo assumere olio di palma. È contenuto infatti in molti prodotti da forno come cereali, biscotti, merendine confezionate. Oltre a colazione possiamo “incrociarlo” anche a pranzo in un pacchetto di cracker o in un panino. Senza considerare che può essere nascosto anche in alimenti improbabili come il gelato confezionato o nel dolcetto del dopo pasto!


La palma da cui si estrae questo olio è coltivata soprattutto in Indonesia e Malesia. Per produrre quest’olio però vengono distrutti molti spazi di foresta tropicale. È il caso delle ultime foreste dell’isola di Sumatra. In Indonesia vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti a cui pian piano viene sottratto spazio vitale. Tanto che degli stessi animali in dieci anni solo rimasti solo a poche centinaia di esemplari. Così l’Indonesia perde foreste, lo dicono i numeri: 50 anni fa il territorio dell’Isola di Sumatra era ricoperto per l’82 per cento di foreste. Nel '95 la percentuale era scesa già al '52 per cento e si pensa che si azzererà entro il 2020!!
Fino a 50 anni fa non c’era bisogno dell’olio di Palma del Sud Est asiatico per produrre biscotti o panini. Non è forse ora di dire BASTA a questo modello di produzione irresponsabile e insostenibile?




Attenzione quindi a cereali, cracker, creme spalmabili e gelati industriali. Ma anche ai prodotti per la primissima infanzia: dal latte di proseguimento ai biscotti che si sciolgono nel biberon. Una mamma ha intrapreso – con il sostegno del Movimento di Difesa del Cittadino – una battaglia contro la Plasmon. Una raccolta di firme per sensibilizzare l’azienda nei confronti dei problemi dell’utilizzo dell’olio di palma nei suoi prodotti.
Ora non vi resta che leggere, come ho fatto io, in quante etichette dei prodotti che avete in casa trovate la digitura olio di palma (palm oil) o grassi/olii vegetali..rimarrete spiacevolmente sorpresi..

QUI intanto trovate l’elenco dei primi 180 pacchetti di biscotti SENZA!





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