È il grasso alimentare più usato al mondo. Ricavato
dall'albero Elaeis guineensis: spremendo la polpa del frutto rosso si
estrae l'olio, che poi viene raffinato, schiarito e deodorato chimicamente.
Quasi sempre lo consumiamo senza saperlo: fino a pochi mesi fa sulle
etichette dei prodotti confezionati infatti non era obbligatorio specificare la
sua presenza ed era, invece, sufficiente la dicitura generica "oli/grassi
vegetali".
Da dicembre la presenza dell’olio di palma deve essere indicata chiaramente
sull'etichetta del prodotto (perciò cerchiamo di leggerle con attenzione prima
di buttare i prodotti nel nostro carrello della spesa!).
Continuare ad assumere cibi che contengono olio di palma è una scelta che
può portare a conseguenze gravi per la salute. Un' ulteriore conferma arriva da
uno studio italiano: l’olio di palma – dicono le Università di Bari, Padova e
Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia - è in grado di
distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Conseguenza: l’olio di palma provocherebbe danni irreversibili, tra questi – oltre
ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare (innalzamento
colesterolo) - il diabete mellito. E assumere - anche
inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così
difficile. Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è infatti contenuto in
molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima
infanzia) e merendine.
Se consumato occasionalmente l’olio di palma non rappresenta un problema
particolare per la salute delle persone. Le cose cambiano quando viene assunto
ogni giorno, più volte al giorno. In questo caso sarebbero cuore a arterie a
soffrirne di più (come ogni volta che si esagera con il consumo di grassi). Sotto
accusa in particolare la presenza di acidi grassi saturi (pari a circa il 50
per cento del totale).
Sono numerose le occasioni in una giornata in cui possiamo assumere olio di
palma. È contenuto infatti in molti prodotti da forno come cereali, biscotti,
merendine confezionate. Oltre a colazione possiamo “incrociarlo” anche a pranzo
in un pacchetto di cracker o in un panino. Senza considerare che può essere
nascosto anche in alimenti improbabili come il gelato confezionato o nel
dolcetto del dopo pasto!
La palma da cui si estrae questo olio è coltivata soprattutto in Indonesia
e Malesia. Per produrre quest’olio però vengono distrutti molti spazi di
foresta tropicale. È il caso delle ultime foreste
dell’isola di Sumatra. In Indonesia vivono oranghi, elefanti, tigri e
rinoceronti a cui pian piano viene sottratto spazio vitale. Tanto che degli
stessi animali in dieci anni solo rimasti solo a poche centinaia di esemplari. Così l’Indonesia perde foreste, lo dicono i numeri: 50 anni fa il
territorio dell’Isola di Sumatra era ricoperto per l’82 per cento di foreste.
Nel '95 la percentuale era scesa già al '52 per cento e si pensa che si
azzererà entro il 2020!!
Fino a 50 anni fa non c’era bisogno dell’olio di Palma del Sud Est asiatico
per produrre biscotti o panini. Non è forse ora di dire BASTA a questo modello
di produzione irresponsabile e insostenibile?
Attenzione quindi a cereali, cracker, creme spalmabili e gelati
industriali. Ma anche ai prodotti per la primissima infanzia: dal latte di
proseguimento ai biscotti che si sciolgono nel biberon. Una mamma ha intrapreso
– con il sostegno del Movimento di Difesa del Cittadino – una battaglia contro
la Plasmon. Una raccolta di firme per sensibilizzare l’azienda nei confronti
dei problemi dell’utilizzo dell’olio di palma nei suoi prodotti.
Ora non vi resta che leggere, come ho fatto io, in quante etichette dei
prodotti che avete in casa trovate la digitura olio di palma (palm oil) o
grassi/olii vegetali..rimarrete spiacevolmente sorpresi..
QUI intanto
trovate l’elenco dei primi 180 pacchetti di biscotti SENZA!
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