martedì 31 ottobre 2017

LA MIA INTERVISTA A ELISA, UN'ITALIANA A LONDRA!


Oggi vi propongo un’intervista. LA mia prima intervista. Siete curiosi di sapere come è nata questa collaborazione?
Stavo leggendo un post su www.amichedifuso.com, blog che seguo da tempo, quando mi imbatto nel post di Elisa dal titolo “Storia di una famiglia che nascerà a Londra”
(http://www.amichedifuso.com/2017/09/05/storia-di-una-famiglia-che-nascera-a-londra-e-di-sogni-tirati-fuori-dal-cassetto/  - Leggetelo, se non l’avete già fatto).
Ci ho trovato la storia (triste!) di molti giovani ragazzi italiani. Ma non solo. Tra le righe ho potuto toccare con mano l’entusiasmo e la forte motivazione di questa ragazza italiana di soli 23 anni. La volontà di costruirsi una strada che si prospetta sì impervia ma sulla quale si intravedono traguardi meritati e realizzabili. Ci ho scovato la voglia di mettersi in gioco, la ricerca altrove di una quasi sconosciuta meritocrazia locale.
Il tutto scritto molto, molto bene. Ma vogliamo iniziare?

D:Ciao Elisa, facciamo un breve intro. A Londra da circa due mesi, tu e il tuo fidanzato avete fatto le valigie e senza un’effettiva  proposta di lavoro avete avuto il coraggio di saltare e abbandonare l'Italia. Mi racconti come sta andando, di cosa ti occupi e le prime impressioni riguardo il mercato del lavoro inglese?

Ciao Alice! Ebbene sì, due mesi fa ho preso il mio primo volo di sola andata. Sono venuta qui per buttarmi nel campo della produzione televisiva, che è un ambiente molto dinamico in cui si può fare carriera relativamente giovani e relativamente in fretta se si è puntigliosissimi e se si ama compilare file Excell per circa 16 ore al giorno. Per farlo mi sono iscritta a un master e, nel frattempo, colgo ogni esperienza lavorativa e di networking che mi capita davanti, a costo di uscire di casa alle sei del mattino per tornarci alle dieci, di sera!

Essendomi confrontata con tante persone che sono cresciute in UK o che vivono qui da anni, credo di poter dire che il mercato per i laureati qui è ancora abbastanza aperto e competitivo. Ci sono giovani da tutta Europa, alcuni addirittura venuti dagli Stati Uniti per conciliare la carriera con la possibilità di avere più di due settimane di ferie l'anno: hanno tutti due anni meno di me e tanta esperienza in più. Il lato positivo è che, tanto quanto sono competitivi quando si tratta di ottenere un lavoro, tanto sono disponibili ad aiutarti se hai bisogno di dritte, consigli o, solamente, di rivedere il tuo lavoro con qualcuno. C'è chi la chiama doppia faccia, io la chiamo "fare i propri interessi due volte":quando si tratta di dare uno slancio alla propria carriera e di coltivarsi un potenziale business patner, fedele per la vita.


D:Leggendo il tuo post sono molto chiare le motivazioni che vi hanno spinto a trasferirvi. Ma per chi ti legge qui, per la prima volta, scegline un paio ed eleggile a motivazioni più influenti.

Da che ho memoria, non mi sono mai vista vivere in Italia da adulta. Credo che questa sia la motivazione principale. Sono cresciuta sentendomi stretta l'identità italiana e coltivando il sogno dell'europeità, più vicina alla mentalità efficiente tedesca e all'eccessiva cortesia francese che a tanti dei tratti comuni che sembrano caratterizzare gli italiani. Non mi piace il caffè, non posso mangiare la pizza e non guardo il calcio: il mio destino era altrove.

Devo dire la verità, dopo la laurea in Francia avevo un pò perso la spinta ad affermarmi professionalmente. Per un certo periodo l'idea di una casa non troppo lontana dalla mia famiglia, ristrutturata da persone di fiducia, delle domeniche in famiglia e dei weekend fuori porta mi è sembrata la soluzione perfetta. Sono tornata in Italia, ho incontrato un imprenditore che aveva un progetto innovativo, ho avuto un paio di idee ambiziose e ho aperto Partita Iva. Poi l'imprenditore è sparito e io mi sono trovata senza lavoro a dover recuperare i soldi spesi per aprirla. Le mie idee sono finite nel cassetto. Da lì è iniziata una spirale di clienti poco entusiasti, progetti rimandati e la frustrazione personale di sbattere continuamente contro il mio aspetto poco autoritario, la mia giovane età e la burocrazia eccessivamente macchinosa del nostro Paese. Il che mi ha portata a ripartire, questa volta per il Regno Unito, con le idee molto più chiare, e soprattutto senza alcun rimpianto per aver chiuso la porta dell'Italia.

Ci tengo però a specificare che non credo sia impossibile in Italia riuscire ad avere una bella carriera. Io non ce l'ho fatta. Non sono stata abbastanza testarda, menefreghista e forse, a volte, fortunata. Ho incontrato le persone sbagliate per me e ho svoltato nel giro di qualche mese perchè ho capito che il mio approccio al lavoro è troppo diverso da quello italiano, non perché penso che altrove sia sicuramente meglio o più facile.

D:Se tu dovessi dare dei consigli a una persona che sta valutando di trasferirsi in UK, e nello specifico a Londra, cosa ti sentiresti di raccomandare?!

Prendersi immediatamente una SIM UK (qui si fa tutto per telefono, alla faccia del Paese più avanzato d'Europa...) e armarsi di santa pazienza. Londra è una città sovraffollata, la burocrazia è più semplice che in Italia ma le procedure sono spesso inflessibili e incomplete.
E fatevi bene i conti: Londra è una città carissima, dove gli abbonamenti mensili sono un salasso e una spesa decente costa una volta e mezza che nel resto d'Europa. Ogni gita a Ikea si mangerà 10 euro di mezzi pubblici (in ritardo) e ogni imprevisto svariate centinaia. Ho scritto un post da poco su Amiche di Fuso proprio con i miei consigli per trasferirsi a Londra (http://www.amichedifuso.com/2017/10/09/organizzare-trasferimento-londra/): ci sono anche un paio di buoni sconto da non perdere!


D:E ora passiamo nello specifico alla città di Londra. Io ci sono stata da turista e me ne sono INNAMORATA, soprattutto di quell'aria così poco europea ma allo stesso tempo così legata alle tradizioni. Si racconta però che Londra sia tanto bella quanto ardua, capace di offrire grandi possibilità ma conquistabili, e nemmeno sempre, con sforzi ingenti. Mi confermi questa diceria? Nel tuo quotidiano dove lo riscontri?

Vivo in un Paese col quale non ho un particolare feeling, in una città cosi bella da far girare la testa a tutti, ma con la quale non so se riuscirò a costruire un amore duraturo. Londra è davvero così dura come dicono.

Innanzitutto, trovare una casa che permettesse a entrambi di non sfinirci nel commuting (tragitto casa-lavoro) ha significato una ricerca estenuante e il compromesso, per me, di viaggiare per ben due ore al giorno. Fossero due ore filate sullo stesso mezzo potrei portarmi avanti con le mail, leggere un libro o studiare: ma, di mezzi, devo cambiarne tre, con relativi tempi morti, il che influisce non poco sulla mia concentrazione.

Ogni settimana ricevo inviti a eventi, presentazioni, anteprime cinematografiche: se anche sono gratuiti significano almeno un'altra ora di mezzi pubblici e 6-10 euro di trasporto, perché il mio (costosissimo) abbonamento del treno non mi permette di viaggiare in metropolitana.
A livello lavorativo sto venendo coinvolta in progetti interessantissimi, ma richiedono tutti un impegno quasi full time: significa che dopo le mie otto ore alla scrivania, tre ore di viaggio e tre di evento serale, spesso devo rimettermi di nuovo al computer. E la sveglia suona inesorabilmente alle sei, ogni mattina, domenica inclusa.

D:Scegliere Londra nonostante Brexit. Non avere dirottato verso altre destinazioni le vostre aspettative.
Reputi, quindi, ancora che le chance che la capitale inglese è in grado di offrire siano maggiori che altrove?

In realtà Londra è stata un ripiego. La prima meta era più ambiziosa, mollata dopo qualche mese perché a fronte di un investimento notevole non dava certezze, dal punto di vista burocratico, di poter andare in porto.

Nel mio caso, la seconda scelta è caduta su Londra e non su altre città a me più affini semplicemente perché, nei nostri campi, offre più possibilità: l'entertainment in Inglese resta quello più diffuso al mondo, e quindi i soldi e le opportunità che girano nei Paesi anglofoni non girano altrove. Per di più Londra è il perfetto mix tra la totale autorialità senza un minimo di business plan dell'Europa e il bieco lavoro per profitto degli Stati Uniti. Un posto, insomma, in cui posso ambire a farmi sia una famiglia che una carriera nel campo che amo.


Per di più Brexit è prossima, ma ancora lontana per chi ha la possibilità di mettere i suoi averi in un furgone e partire nel giro di qualche settimana. Londra è ancora un posto in cui un europeo può affittare una casa, iscriversi a un'Università, aprire un conto corrente (non senza intoppi burocratici) e farsi una vita esattamente come a Milano o Amsterdam.

Scommetto però che Brexit rappresenterà un'ottima opportunità per città come Berlino, Amsterdam e Bruxelles in moltissimi campi in cui, ad oggi, Londra sembra ancora la città più promettente d'Europa. Tante multinazionali sposteranno le loro sedi, ora che il Regno Unito non fa più parte dell'Unione Europa, e in molti prevedono un bel rimescolamento delle acque nei prossimi anni. E io me lo auguro di cuore.

D:Nonostante la nota affermazione "London is not England" esisteranno abitudini tipicamente british in città. Quale di queste hai già fatto tua?

Cenare prestissimo! Se il lavoro ce lo concede, ceniamo tra le sei e le sette di sera. Poi va beh, mangio porridge a colazione, consumo quintali di the, ma lo facevo già in Italia.

Ho inoltre lasciato sulla scaletta dell'aereo il tono di voce alto e le critiche dirette, per adottare un approccio più positivo e sereno col prossimo. Devo dire che, sia in campo lavorativo che relazionale, sta aiutando molto: gli inglesi si trovano più a loro agio a lavorare con gli italiani e spagnoli che riescono ad adottare la loro politica di estrema gentilezza anche quando si manda a quel paese qualcuno.


D:E quale abitudine tipicamente italiana non riesci proprio ad abbandonare?

Lamentarmi della mancanza di sapore di carne e verdure del luogo e comprare la passata Mutti e l'olio Monini, che costano un occhio della testa ma almeno sono buoni!

D:Se un italiano fosse in partenza per un weekend lungo nella capitale britannica e non volesse incappare nei soliti tour preconfezionati "formato turista" quali luoghi meno noti, secondo te, meriterebbero una visita?

Io sono una grande fan del Regent's Canal, che si snoda per diversi chilometri sopra Regent's Park. Arriva a pochi passi da Ladbroke Grove, la zona delle case pastello di Notting Hill, diventa la deliziosa Little Venice e poi arriva fino a Camden Town. Sul canale si affacciano case bellissime, alcune moderne e molte tradizionali dimore inglesi. Meglio evitarlo di notte e la mattina presto, ma di giorno è pieno di famiglie locali, gente che fa jogging e feste di compleanno sulle barche che lo navigano. Da vedere!

Islington è una zona che mi è rimasta nel cuore: attaccata al centro ma defilata, poco consociuta dai turisti, un tipico quartiere londinese con negozi indipendenti, chiesette gotiche e case con le porticine colorate. E sulla High Street si trovano due ottime bakery completamente senza glutine: Romeo's Gluten Free e Beyond Bread, entrambe squisite.

Non posso che terminare con Hampstead, dimora di numerosi personaggi famosi, quartiere costosissimo, storico e davvero grazioso. Hampstead Heath poi è un pezzo di foresta nel cuore (della zona 3) di Londra: perfetto per dimenticarsi, per un paio d'ore, del rumore della città.


D:Elisa, ti rubo ancora un minuto per un'ultima domanda. Non voglio cadere nel personale ma...la prima volta che passo da Londra ti andrebbe di farmi da cicerone?! Cosi colgo anche l'occasione per carpirti qualche segreto fotografico ☺✋ Elisa ha, infatti, un profilo Instagram (@sonoallergica) molto carino e molto attivo nel quale pubblica scorci della città ed anche squisiti pasti gluten free!

Assolutamente! Mi fa sempre piacere incontrare dal vivo un'amica di blog. Ecco, magari preparati a venirmi a trovare sul set che i prossimi mesi si preannunciano impegnativi!

Grazie Elisa per la tua disponibilità e per il tempo che hai voluto dedicarmi/ci!!
Ragazzi, vi suggerisco di sbirciare il suo blog personale sonoallergica.it, dove Elisa scrive di viaggio e di intolleranze alimentari o, meglio, dove racchiude i suoi consigli travel per chi soffre di celiachia e non solo. Originale ed interessante!

E voi? Avete mai pensato di mollare tutto e trasferirvi all'estero? 
Credete che il rischio valga la candela o è, forse, addirittura più rischioso restare?
Sono pronta al dibattito ☺☺ !!
Alice


E che ne dite di un giro a Borough Market?! Il primo Vlog di Elisa 
sempre sul sito 



Tengo a precisare che tutti gli scatti inseriti in questo articolo mi sono stati gentilmente concessi da Elisa!

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